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I Murales di Orgosolo PDF Stampa E-mail
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Orgosolo, una comunità posta al margine settentrionale della Barbagia, raccoglie in sé immagini e simboli della cultura barbaricina: alcune di esse si proiettano vistosamente sui muri delle abitazioni e gli occhi del viaggiatore non possono fare a meno di notarle. Sono i famosi murales, suggestivi ritratti di memoria e vita sociale. Tinte sui muri che narrano le fatiche, le denunce e le grandi conquiste di una piccola comunità, colorati racconti di storia quotidiana che si intrecciano armonicamente alla raffigurazione di eventi e di lotte politiche di respiro mondiale. Circa il 90 per cento dei murales di Orgosolo sono opera di Francesco Del Casino: il suo è un singolare e inconfondibile stile pittorico. I tratti, i modi d'espressione e l'accostamento degli oggetti rappresentati ricordano spesso Guernica di Picasso e lo stile cubista in generale; le linee di alcuni ritratti ricordano i dipinti di Léger. A volte sembra di ritrovare i codici espressivi dei muralisti messicani degli anni '20. Le figure sono squadrate, solide e voluminose, i profili netti e taglienti, i colori brillano su uno sfondo scuro. Molte immagini sono di evidente derivazione cubista: matrone dai fianchi larghi e sovrabbondanti stanno in fronte a patriarchi dalle mani nodose e ipertrofiche.
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I murales nascono da una necessità artistica e sociale insieme. Sin dall'origine i bersagli dei muralisti furono i governi sopraffattori e i fautori di ingiustizie sociali, soprattutto lo stato italiano e l'America imperialista e guerrafondaia. Si cita con ironia Alfredo Niceforo, si motteggia sul presidente Leone, si riporta il telegramma del partigiano e scrittore Emilio Lussu solidale con le contestazioni anti-NATO, si denunciano le ingiuste reclusioni, la condizione delle carceri, la sofferenza di detenuti e familiari, la mesta esistenza di latitanti e briganti braccati dai carabinieri. Nell'insieme, i murales esprimono un linguaggio semplice e quando l'immagine non basta alla comunicazione, il muralista ricorre alla didascalia, alla citazione letteraria o politica, alla frase memorabile, che non passa. Lo stile adottato è conforme al messaggio che i murales intendono trasmettere. Come molte altre espressioni di vita orgolese, comunicano all'osservatore una vasta gamma di impressioni che forse è impossibile riscontrare altrove: vi si leggono i malesseri, le speranze, i disagi e gli aneliti di una comunità che ha vissuto, forse, il senso di esclusione e di non appartenenza ad un mondo dai troppi volti contraddittori.

Riduzione e adattamento da: www.sardiniapoint.it, testo di Salvatore Corrias


I Murales di Orgosolo. La loro unicità.

La nascita del murale come strumento di denuncia e informazione risale al 1921 quando tre muralisti messicani (Diego Rivera, José Clemente Orozco, David Alfaro Siqueiros), fondano il Sindacatomessicano dei pittori, scultori e incisori. L’impegno politico, sociale e sindacale dei tre artisti, che hanno partecipato alla rivoluzione messicana, li porta a ribellarsi contro una concezione dell’arte avulsa dalle problematiche sociali: il manifesto murale, col suo carattere “pubblico”, può essere letto e interpretato da tutti. I murales che i tre grandi artisti realizzano in Messico intrecciano temi universali, come la libertà e la giustizia sociale, con problematiche specifiche della realtà messicana e dell’America latina in generale, come l’oppressione della conquista e la distruzione delle antiche civiltà precolombiane. I murales politici si diffonderanno presto in tutta l’America Latina, e saranno usati come mezzo di comunicazione e denuncia soprattutto in Cile ai tempi di Salvador Allende. Negli anni sessanta alcuni artisti sardi, con le stesse motivazioni ideali, saranno spinti a realizzare qualcosa di simile nella loro isola. San Sperate, piccolo paese in provincia di Cagliari, si trasforma in poco tempo in un paese-museo grazie a un gruppo di giovani artisti guidati da Pinuccio Sciola. Presto altri paesi seguiranno il suo esempio: Orgosolo, Serramanna, Norbello, Ozieri, Villamar.
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Il primo murale “politico” viene realizzato ad Orgosolo, nel 1969, dal gruppo teatrale anarchico ‘Dioniso’ di Milano: nella carta geografica dell’Italia, la Sardegna è un punto interrogativo, simbolo del suo stato di abbandono. A fianco, un’allegoria della giustizia con fascia tricolore e berretto a stelle e strisce trucca la bilancia a sfavore del popolo sardo. L’esecuzione di murales a sfondo politico e sociale verrà rilanciata nel paese alcuni anni dopo, nel 1975, ad opera dell’insegnante senese Francesco Del Casino, che coinvolgerà nell’impresa non solo i suoi alunni ma anche altre persone impegnate su diversi fronti. Dall’intervista pubblicata sul libro Murales Politici della Sardegna (di P. Rubanu e G. F. Fistrale, R. Massari editore, 1998) prendiamo in prestito le sue stesse parole per spiegare le motivazioni che stanno alla base dell’iniziativa: “L’esperienza muralista a Orgosolo è iniziata nel 1975, precisamente il 23 o 24 aprile del ’75, in occasione del 30° anniversario della Resistenza. Il pretesto fu uno dei rari lavori interdisciplinari portati avanti all’interno della scuola media di Orgosolo. Si trattava di una ricerca storica su come la Resistenza era stata vissuta in un paese “ai margini” della guerra come Orgosolo, e si scoprì che vi erano stati orgolesi che dopo l’8 settembre si erano organizzati in brigate di “sbandati”, altri che si erano inseriti nelle brigate partigiane operanti al confine Jugoslavo, altri ancora che erano caduti in operazioni militari, ecc… Queste scoperte e il clima politico generale che si respirava in quegli anni ci spinse a proporre (per ciò che riguardava l’insegnamento di Educazione Artistica) la produzione di una serie di manifesti su “antifascismo ieri e oggi”, e l’idea piacque talmente che furono prodotti più di 200 manifesti, uno diverso dagli altri. Nei giorni precedenti il 25 Aprile i manifesti furono attaccati sui muri del paese. In questa occasione quasi casualmente si pensò di ingrandirne alcuni e di proporli come murali. Infatti i primi murali di Orgosolo sono tutti caratterizzati da chiari contenuti antifascisti, che testimoniano il collegamento con questa ricerca storica fatta a livello scolastico”.
In quegli anni di grande tensione politica e di impegno sociale l’iniziativa non poteva però limitarsi ad una, sia pur poco rituale, “celebrazione” di un trentennale. L’ispirazione per la realizzazione di altri murales non mancava di certo: la contestazione giovanile delle istituzioni; le battaglie per il diritto allo studio; la lotta per la conquista di diritti civili fino allora negati; le stragi nere che, a cominciare da Piazza Fontana (1969) si ripetevano con una frequenza allarmante; il Maggio francese; la contestazione su scala mondiale della guerra del Vietnam; il sanguinoso colpo di stato in Cile nel 1973 ad opera della giunta militare fascista di Augusto Pinochet, che avrebbe inaugurato decenni di terrore e provocato l’esilio di centinaia di militanti di sinistra. I  muri di Orgosolo saranno un mezzo di divulgazione e di denuncia di tutti questi avvenimenti, ma non solo. Essi raccontano efficacemente anche quanto avviene su scala nazionale e locale: dalla straripante presenza, sul territorio sardo, di basi militari NATO all’alto tasso di disoccupazione; dal mancato diritto allo studio al grande numero di emigrati; dalla fallimentare trasformazione di un territorio a vocazione agro-pastorale in zona industriale al disegno di istituire parchi che non avrebbero garantito chi dalla terra traeva sostentamento.
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Infine, ma non per importanza, “la lotta di Pratobello” del 1969, ovvero l’opposizione strenua della popolazione orgolese al disegno governativo di istituire un poligono militare nel territorio comunale: l’area interessata venne letteralmente occupata per tre giorni da bambini, giovani, vecchi, amministratori. Un ruolo determinante ebbe, nella riuscita della lotta, il “Circolo Giovanile”, che raggruppava numerosi giovani politicamente impegnati, per lo più di sinistra, ma non solo. Il piano governativo venne abbandonato, la popolazione aveva vinto! Nella realizzazione dei murales, accanto a Francesco Del Casino (è sua la stragrande maggioranza dei murales di Orgosolo), nel corso degli anni altri artisti, dalla Penisola e da altri Paesi, eseguiranno dipinti per lo più a sfondo politico. Impossibile enumerare tutte le tematiche affrontate, dalle emergenze contingenti a questioni di respiro universale. Oltre a quelle cui si è accennato in precedenza, ci si limiterà ad elencarne alcune tra le più importanti, con la certezza che ne verranno dimenticate altre, e consapevoli del fatto che l’elenco avrà bisogno di continui aggiornamenti, in quanto Orgosolo è un laboratorio sempre aperto e in continua espansione: la distruzione dell’ambiente; la mancanza di lavoro e l’emigrazione; l’ingiustizia di ogni guerra (Iraq, ex-Yugoslavia, Somalia…); il vergognoso regime dell’apartheid in Sudafrica; l’altrettanto vergognosa legge italiana che considera criminali i “clandestini”; la lotta per i diritti dei popoli Nativi Americani; l’omaggio ai morti di Tian An Men; l’occupazione dei Territori Palestinesi; la ricorrenza del bicentenario della Rivoluzione Francese; la lotta partigiana e la Liberazione dal nazifascismo; le lotte dei minatori del Sulcis; la piaga degli incendi; le cicliche Tangentopoli a partire da quella degli anni ’90…                                                                    Una vasta galleria di personaggi che in questi decenni sono stati protagonisti, nel bene e nel male, di vari avvenimenti, popola i muri del paese: dai partigiani di Orgosolo ai giovani vittime di nuovi fascismi negli anni ’70; dall’ex presidente della Repubblica Leone ai vari ministri o assessori coinvolti in altrettanti scandali; da Che Guevara a Toro Lento, capo Sioux; da Giovanni Maria Angioy, protagonista delle lotte antifeudali, a Gramsci e Pasolini; da Emilio Lussu a Peppino Mereu; da Andreotti a Berlusconi, Craxi & Co.; da Diego Rivera a Frida Kahlo; da Rosa Luxemburg a Gandhi; da Carlo Levi a Franco Pinna….

I muri di Orgosolo, oltre 200 murales, sono un libro democraticamente aperto a tutti, residenti e visitatori, studiosi e curiosi. Un libro le cui pagine contengono lezioni di Storia, di Geografia, di Sociologia, di Politica, di Prosa e di Poesia. I muri di questo paese hanno molto da comunicare a chiunque voglia ascoltarli, e anche se ogni tanto viene eseguito qualche dipinto a fini esclusivamente estetici o di semplice arredo architettonico, preme sottolineare l’unicità del fenomeno “murales di Orgosolo”: essi sono nati da una esigenza di denuncia e informazione, e tale carattere essi conservano anche nei nuovi che man mano vengono eseguiti. E’ per questa sua peculiarità che Orgosolo attira ogni anno migliaia di visitatori, ricercatori e studiosi di ogni parte del pianeta. I nostri murales sono la nostra memoria storica, così messa a dura prova in tempi in cui anche la notizia “usa-e-getta” sembra essere diventata un bene di consumo. Rappresentano un modo di scrivere la Storia, e di interpretarla, dal punto di vista dei vinti, dei deboli, degli oppressi.

  Testo di Pietrina Rubanu